Vite Cristiane: Fanny Crosby

biografie, vignette

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Francis Jane “Fanny” Crosby nacque nel 1820, ad appena due mesi fu colpita da un’infezione oculare, che venne curata da un falso medico, diventando poi cieca.

Pochi mesi dopo suo padre si ammalò gravemente e morì, così sua madre, una giovane di ventun anni, fu costretta a lavorare lontano da casa come cameriera e Fanny andò a stare dalla nonna Eunice, la quale non solo si preoccupò di educare Fanny negli insegnamenti umani, ma si prese soprattutto cura del suo spirito.

Le leggeva la Bibbia e gliela spiegava con cura, dando enfasi all’importanza della preghiera.

Quando, infatti, Fanny realizzò con tristezza di non poter imparare come fanno gli altri bambini, Nonna Eunice le insegnò a pregare chiedendo a Dio la conoscenza.

Fin da bambina era appassionata di poesia. Ma al tempo stesso si impegnava a memorizzare la Bibbia.

Memorizzando cinque capitoli alla settimana, già da bambina poteva recitare il Pentateuco, i Vangeli, i Proverbi, il Cantico di Salomone e molti salmi per capitoli e versi.

Il duro lavoro di sua madre fu ripagato. Poco prima del suo quindicesimo compleanno, Crosby fu mandata al New York Institute for the Blind, appena fondato, che sarebbe stato la sua casa per 23 anni: 12 come studente, 11 come insegnante.

Lì continuò a scrivere poesie e testi di inni, musicati dal marito organista, membro dell’istituto

Scrisse più di 9.000 inni, alcuni dei quali sono tra i più popolari in ogni denominazione cristiana, classici senza tempo come “Lieta Certezza” e “A Dio sia la gloria”.

Ne scrisse così tanti che fu costretta a usare degli pseudonimi per evitare che gli innari si riempissero del suo nome sopra tutti gli altri. E, per la maggior parte delle persone, la cosa più notevole di lei era che lo aveva fatto nonostante la sua cecità.

Nonostante Fanny fosse in grado di comporre poesia piuttosto complessa e di improvvisare musica con una struttura classica, i suoi inni avevano come scopo quello di recare il messaggio dell’Evangelo a persone che non erano solite ascoltare le prediche in chiesa, quindi i suoi testi erano scritti in un linguaggio semplice e diretto.

Ogni qualvolta scriveva un inno, pregava Dio affinché se ne servisse per condurre a Sé più anime possibile.

Quando ancora era in vita, il gruppo evangelistico di Dwight L. Moody e Ira D. Sankey presentò gli inni di Fanny alle folle di persone che assistevano alle riunioni evangelistiche, e Fanny fu molto attiva nel Movimento di Santità, un movimento in seno alle chiese evangeliche per la ricerca di una più profonda esperienza spirituale con Dio.

“Penso che sia un gran peccato che il Maestro non ti abbia dato la vista quando ti ha fatto così tanti altri doni”, osservò un predicatore benintenzionato.

Fanny Crosby rispose subito, perché aveva già sentito commenti del genere. “Sai che se alla nascita avessi potuto fare una richiesta, sarebbe stata quella di essere nata cieca? Perché quando sarò in cielo, il primo volto che allieterà la mia vista sarà quello del mio Salvatore”.

Fino agli ultimi giorni della sua vita, nel 1915 (a 95 anni), Fanny fu impegnata nel lavoro missionario tra i poveri. La sua visione fu quella di portare le persone a Cristo non solo con i suoi inni, ma anche con la propria testimonianza di vita.

 

 

FONTI: Christianity Today, Risveglio Pentecostale

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